12 rinvii a giudizio e una condanna a due anni per un funzionario del Dap «Il processo costituisce una tappa importante per la nostra battaglia», lo ha sostenuto Ilaria, sorella del defunto, al termine dell'udienza preliminare del processo per la morte di Stefano Cucchi, avvenuta il 22 ottobre 2009 all'ospedale Pertini di Roma. Il Gup Rosalba Liso ha rinviato a giudizio dodici persone e ha chiesto una condanna con rito abbreviato.
L'accusa nel processo che sta per aprirsi non è quella sperata dalla famiglia, ma è l'inizio di un percorso verso la verità. Nel 2011, neppoure due mesi, sono già 9 le morti in carcere. Quando si muore in consegna all'apparato securitario A conclusione dell'udienza davanti al Gup, è stato condannato con rito abbreviato a due anni di reclusione il funzionario del Dap (Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria) Claudio Marchiandi, direttore dell'ufficio detenuti e del trattamento del provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria. Sono state poi rinviate a giudizio 12 persone accusate di lesioni, abuso di autorità, favoreggiamento, abbandono di incapace, abuso d'ufficio e falsità ideologica. Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici sono i tre agenti della polizia penitenziaria rinviati a giudizio ed imputati di lesioni personali «abusando dei poteri inerenti alla qualità di appartenenti alla polizia penitenziaria, lo facevano cadere a terra e gli cagionavano lesioni personali».
Gli altri nove sono i medici Aldo Fierro, Stefania Corvi, Rosita Caponetti, Flaminia Bruno, Luigi Preite De Marchis e Silvia Di Carlo e i tre infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe, che secondo la Procura di Roma «omettevano di adottare i più elementari presidi terapeutici e di assistenza che nel caso di specie apparivano doverosi e tecnicamente di semplice esecuzione ed adattabilità e non comportavano particolari difficoltà di attuazione essendo peraltro certamente idonei ad evitare il decesso del paziente». ll processo comincerà il 24 marzo prossimo davanti alla terza Corte d'Assise di Roma.
Tuttavia nonostante l'esito dei rinvii a giudizio scontati rimane una certa amarezza - come ha spiegato Fabio Anselmo, il legale della famiglia di Stefano Cucchi - perché si continua a dire che Stefano sia morto per una malattia e non per le botte ricevute come concausa dell'evento morte.
Stefano Cucchi, geometra di 31 anni, nè sieropositivo nè anoressico, fu arrestato per il possesso di pochi grammi droga il 16 ottobre del 2009 nel parco degli Acquedotti a Roma. Muore dopo essere passato per gli ambulatori del Tribunale, del carcere di Regina Coeli e dell’ospedale Fatebenefratelli fino al Sandro Pertini, senza avere mai la possibilità di essere visitato dai parenti.
Solo dopo il decesso i genitori e la sorella hanno potuto vedere Stefano. All'obitorio, hanno denunciato il volto tumefatto, pieno di segni e il corpo martoriato. Secondo la ricostruzione, Stefano aveva un occhio rientrato, la mascella fratturata e la dentatura rovinata certamente non causati da una malattia bensì da percosse e botte.
FONTE: AMI ( Agenzia multimediale italiana )