di Angelo Di Gennaro*
Senza memoria non c’è futuro, questo è il significato essenziale della Giornata della Memoria che si è celebrata il 27 gennaio 2008. Episodio che molti non sanno è che le prime vittime della ferocia nazista furono disabili e malati mentali.
Nel 1933 il nazismo istituisce una legge chiamata di “prevenzione delle malattie ereditarie” che porta alla sterilizzazione di 350 mila persone. Con l’Operazione T4, in nome del “progresso scientifico”, si stabilì lo sterminio di circa 70 mila malati di mente.
Per non dimenticare questo eccidio e per “amore di verità”, il Responsabile del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura del San Giovanni-Addolorata – Dr. Walter Gallotta – e i suoi collaboratori, come già l’anno scorso e d’accordo con la Direzione del Dipartimento di Salute Mentale della ASL C di Roma, hanno organizzato la Giornata della Memoria Attiva: vite non degne di essere vissute.
Alla Giornata è stata invitata anche la D.ssa Alice Ricciardi von Platen, membro della Commissione del Tribunale Militare di Norimberga, incaricata di giudicare alcuni medici dei campi di concentramento, coinvolti nel cosiddetto programma di eutanasia che Hitler aveva lanciato per sterminare i malati di mente.
La manifestazione si è svolta alle ore 12 del 25 gennaio 2008 davanti e nei pressi del muro divisorio che da molti mesi separara il SPDC da altri ambulatori e reparti dell’ospedale San Giovanni-Addolorata.
Se vogliamo che le vite dei malati di mente siano degne di essere vissute è necessario abbattere ogni tipo di muro e di pregiudizio: culturale, sociale, sanitario. Privilegiare l’inclusione e l’integrazione sociale anziché l’esclusione e l’eliminazione: fattori, questi ultimi, che condizionano e limitano l’evoluzione dell’esistenza umana.
* Angelo Di Gennaro, psichiatra